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Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela come previsto

  • GlobalFriends
  • 23 mag 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Nicolás Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela per un nuovo mandato di sei anni, ma le elezioni di domenica non sono considerate libere dagli osservatori internazionali e il principale candidato dell’opposizione – per anni e ancora oggi repressa, delegittimata e perseguitata – ha rifiutato di riconoscerne il risultato.

Alle elezioni di domenica si è arrivati dopo anni di gravissima crisi economica e politica, che ha riportato milioni di venezuelani nella povertà e nella fame e ha costretto centinaia di migliaia di altri a scappare dal paese. Negli ultimi anni Maduro – che è presidente dal 2013, quando fu eletto per la prima volta pochi mesi dopo la morte di Chávez – ha cercato di rafforzare il suo controllo sul paese svuotando di poteri le istituzioni democratiche, rimandando le elezioni e arrestando decine di avversari politici. Il Parlamento del paese, che alle ultime elezioni era passato sotto il controllo dell’opposizione, è stato chiuso e sostituito con un nuovo organo legislativo controllato dai sostenitori di Maduro.

Maduro ha parlato di una giornata “storica”, di una “vittoria eroica”, “popolare”, e di un processo elettorale “impeccabile”. A mano a mano che i risultati arrivavano, i sostenitori di Maduro hanno cominciato a sparare fuochi d’artificio nei quartieri poveri di Caracas e a ballare dirigendosi verso il palazzo presidenziale. Falcón ha accusato il governo di aver truccato le elezioni offrendo soldi e cibo a chi avesse votato per la rielezione di Maduro. I principali partiti di opposizione, inoltre, avevano deciso di non partecipare alle elezioni per non legittimare quella che ritenevano una scontata vittoria di Maduro e per non convalidare un sistema elettorale manipolato.

Inoltre diversi paesi, compresi gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, l’Argentina, il Cile, la Colombia e il Messico, avevano fatto sapere che non avrebbero riconosciuto il risultato delle elezioni presidenziali. Diverse organizzazioni internazionali, come l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ma anche l’Unione Europea, avevano denunciato la mancanza di trasparenza e delle necessarie garanzie elettorali del voto.

Il 20 maggio per le strade di Caracas, come nel resto del Paese, regnava un silenzio impressionante. Quel mutismo era un urlo di protesta che, forse, questa volta il mondo saprà scoltare.

LA SITUAZIONE ECONOMICA

Lo scenario è desolante, in una Caracas irriconoscibile per la violenza e la difficoltà a reperire alimenti di base.

Nel 2017 si sono registrati 30 mila omicidi, di cui 6 mila solo a Caracas. Proprio la capitale nel 2017 è stata confermata come città più pericolosa del mondo. Alla violenza si aggiunge anche la piaga dei sequestri di persona col fine di ricatto: 400 denunce all’anno, con 16 mila casi totali secondo stime non ufficiali, per la maggior parte non denunciate per diffidenza verso le forze dell’ordine.

Alla criminalità dilagante si aggiunge anche la crisi alimentare che da mesi sta colpendo il Venezuela.

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