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Le donne del Sudan, tra discriminazione e violenze.

  • GlobalFriends
  • 16 gen 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

In Sudan da ormai 25 anni le donne vengono flagellate pubblicamente, l'ideologia dell'attuale regime è stata chiara sin dall'inizio: terrorizzare le donne.

Tale ideologia si basa sugli assunti che le donne sono problematiche e bisognose di disciplina, che sono pericolose istigatrici di immoralità e responsabili dei mali della società. L'articolo 152 del codice di diritto penale recita "Parlare alle donne non è abbastanza, dobbiamo punirle e instillare la paura nelle loro menti perché non sono esseri intelligenti e sono spiritualmente inadatte".

Lo stupro è un'arma di guerra. Only a woman è il reportage che mostra tutta la loro forza.

Le donne nei campi parlano della sofferenza e della violenza, dei mariti e dei figli morti o dai quali sono state separate, della mancanza di cibo, di acqua, di medicine, di luoghi sicuri per educare i figli, delle malattie e della morte.

Le vittime vanno dalle bambine piccole alle anziane di ottant’anni. La violenza sessuale si sta infliggendo in una misura mai vista prima, superando i livelli di brutalità delle guerre precedenti, a molte viene fatto scegliere tra lo stupro o la morte e quelle che rifiutano lo stupro vengono penetrate con pali, fucili e altri oggetti finché muoiono dissanguate. Quelle che scelgono lo stupro vengono violentate da gruppi e neanche loro sopravvivono».

L’uso dello stupro come arma di guerra nei campi di sfollati interni è stato riconosciuto come la situazione più atroce di cui è stata testimone in trent’anni di lavoro Zainab Hawa Bangura, la rappresentante delle Nazioni Unite per la violenza sessuale in situazioni di conflitto armato afferma: «Le persone trasferite nei campi affrontano una situazione d’insicurezza cronica, condizioni di vita inimmaginabili, seri problemi di protezione e una violenza sessuale senza freni. Il cibo offerto nei campi è insufficiente, per cui le donne devono uscire per andare a cercare la legna per cucinare, attraversando diversi controlli dell’esercito, dove vengono sistematicamente violentate. Gli uomini non escono dal campo, devono scegliere tra la propria vita e quella della loro famiglia. Se esco dal campo — pensano — mi uccidono, perciò mando o mia moglie, o mia figlia o mia madre, perché il massimo che possono fare loro è violentarle. Ma almeno torneranno vive».

Da anni la battaglia contro questo regime che reprime le donne, compromette il loro sostentamento per impoverirle, che limita la loro partecipazione alla vita non solo politica, ma anche pubblica, sportiva e culturale, va avanti in tutto il paese. Inoltre, imponendo questo tipo di mentalità, la discriminazione della legge colpisce profondamente le comunità e le generazioni future rimuovendo ogni possibilità per il progresso e la pace.

Inoltre nel Paese si registra un alto tasso di mortalità materna e di violenza. Le bambine di 13 o 14 anni vengono costrette a sposarsi, restando tagliate fuori dall'istruzione e dal lavoro.

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